Esattamente un mese fa, alla luce del comportamento tenuto dal nostro Governo nei confronti del referendum del 12 e 13 giugno, avevo parlato di fallimento della nostra democrazia. Il NO del governo all'election day e la moratoria di un anno sul nucleare erano, senza alcun dubbio, indici del tentativo dell'esecutivo di bypassare il volere dei cittadini. Ebbene, mai avrei pensato che la situazione, nel giro di trenta giorni, potesse peggiorare ancora.
In questi ultimi giorni il governo ha prima annunciato uno stop sul programma di ritorno allo sfruttamento dell'atomo e poi, come se non bastasse, ha fatto sapere ai cittadini la necessità di un approfondimento legislativo anche sul tema dell'acqua.
Motivazione del tutto campata in aria, tanto quanto quella addotta riguardo la scelta sul nucleare, ovvero la necessità di “acquisire ulteriori evidenze scientifiche”, di fronte alla quale io mi sono chiesto: se questa fosse la verità, significa che, a suo tempo, venne presa una decisione, riguardo un argomento così importante per l'economia e per la salute dei cittadini, senza le dovute basi scientifiche, mentre, se fosse solo una scusa, vuol dire che il Governo ha mentito alla gente. In entrambi i casi, insomma, la popolazione italiana è stata presa in giro.
In qualunque altro paese democratico del globo, un così palese ostruzionismo praticato ai danni della volontà dei cittadini da chi i cittadini stessi dovrebbe rappresentare, non sarebbe tollerato. Nel belpaese, invece, sembra tutto normale. L'evidente germe che affligge la nostra democrazia è divenuto quotidianità. Convive con tutti gli altri difetti della penisola e a nessuno viene in mente che problemi come la disoccupazione, l'inefficienza della pubblica amministrazione, il decadimento della ricerca, la fuga di cervelli, e molti altri ancora sono aggravati, se non causati, da esso.
Questo stato di cose, però, è ulteriormente aggravato dall'interesse ultimo che ha portato a tutto ciò. Il tentativo di sbaraccare in fretta e furia la macchina del referendum è dettato dalla paura che i quesiti sul nucleare e sull'acqua trascinino la gente a votare, permettano di raggiungere il quorum, e facciano sì che venga abrogato anche il legittimo impedimento. Già, perché il quarto quesito riguarda proprio la norma tanto cara a Silvio Berlusconi, che già parecchie volte gli ha permesso di non presentarsi in aula durante udienze dei vari procedimenti legali che lo vedono coinvolto, e che salterebbe in caso di maggioranza dei SI al prossimo referendum.
Per evitare che cose del genere si ripetano, che la nostra classe politica continui ad agire perseguendo fini personali, che siano fatti veramente gli interessi dei cittadini, c'è bisogno di un lungo processo che deve partire dal miglioramento dell'informazione. Io credo che il cambiamento è possibile, è necessario, ma richiede l'impegno di tutti noi. Cominciamo andando a votare SI il 12 e 13 giugno, qualunque sia il numero dei quesiti che ci viene proposto. You must be the change you wish to see in the world (Gandhi).
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