L'annuncio è di quelli che getta nello sconforto quanti capiscono il vero significato della notizia: stamane Frediano Manzi, Presidente dell'associazione milanese SOS Racket e Usura, ha dichiarato che, in seguito all'ennesimo atto intimidatorio, terminerà il suo operato a favore delle vittime dell'usura e contro la criminalità organizzata.
“Non ci sono più le condizioni per andare avanti, le istituzioni non ci sostengono. Sciolgo l'associazione” queste le parole di Manzi il quale da ormai un paio d'anni è costretto a girare sotto scorta. Nel corso degli anni SOS Racket e Usura ha denunciato numerose ingiustizie e permesso l'arresto di svariati delinquenti: famoso l'arresto della signora “Gabetti” nell'ambito del racket delle occupazioni abusive delle case Aler.
Manzi ha denunciato il silenzio delle istituzioni alle loro richieste di sostegno, nonostante queste ultime fossero limitate, semplicemente, al bisogno di una sede e non, come avviene normalmente, di fondi pubblici che pure avrebbero potuto ottenere.
Personalmente ritengo sia uno scandalo vedere come la criminalità organizzata abbia la meglio su chi ha il coraggio di denunciare gli abusi perpetrati ai danni di cittadini inermi, costretti a subire senza poter disporre di mezzi concreti a sostegno delle loro battaglie.
L'associazione milanese era un esempio concreto di impegno a favore della giustizia, un faro che, seppur flebilmente, illuminava la profonda oscurità creata da chi opera nell'illegalità.
Sapere che la lotta impari di cittadini, che hanno la forza di non abbassare la testa, contro la criminalità organizzata non gode del sostegno delle istituzioni è quantomai deprimente.
Probabilmente poi, il fatto che una cosa del genere sia accaduta a Milano, e non in Sicilia o Calabria, terre dove la mafia la respiri, la vedi, la conosci, crea ancora più scalpore e lascia immaginare quanto più difficile sia realizzare qualcosa di buono dove più ce ne sarebbe bisogno.
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