Non riesco ancora a capire se la notizia provochi più ilarità, per quanto sia inverosimile, o tristezza, per quanto significativa sia della condizione della nostra società.
I furti virtuali sono, purtroppo, crimini veri e propri e anche abbastanza gravi, quando a compierli sono astuti delinquenti capaci di carpire password e codici per svuotare conti correnti bancari, clonare carte di credito, registrare dati personali che abbiano un reale valore economico. Si tratta di reati, come il phishing, che sono puniti dalla legge e che vengono combattuti con ogni mezzo dalla polizia postale.Fin qui, niente di strano.
A Palermo è però avvenuto qualcosa di molto particolare, un furto virtuale nell'accezione più profonda del termine: una siciliana di 44 anni ha trovato la sua casa realizzata nel famoso gioco di facebook “Pet Society” completamente vuota, svaligiata di tutti gli oggetti che con fatica aveva collezionato. Constatato il furto, la vittima si è precipitata a sporgere denuncia, risultato? Il gip ha disposto la prosecuzione delle indagini per “introduzione abusiva e aggravata” nella corrispondenza elettronica e nelle attività collegate.
Personalmente ritengo una eventuale indagine un mero spreco di risorse ma, probabilmente, non riesco a comprendere le reali implicazioni di un crimine del genere. E voi? Siete pronti a rivolgervi alle forze dell'ordine qualora qualcuno dovesse rubare le galline dalla vostra fattoria virtuale?
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