Virgilio Titone, storico e umanista siciliano, nel suo saggio su La servitù dei cervelli degli anni Settanta, scriveva: "Chiunque, anche non accorgendosene, si dedica alla politica. La politica è insita in ognuno di noi.
Far politica, anche se oggi se ne è persa l'essenza, significa dare un contributo alla società. L'ho detto tante volte. Ormai la politica è solo un pretesto in più per arricchirsi. La gente che è al potere non governa né legifera per l'Italia degli italiani, ma per restare al proprio posto. E, infatti, ci resta".
Quanto sono attuali queste parole? Il problema dell'Italia è veramente il Berlusconismo?
Siamo un popolo che ha fatto il callo alla corruzione, alla mala-gestione della cosa pubblica, alla mancanza di un vero governo. Ma da quanto tempo versiamo in queste condizioni? Io credo che tutto dipenda non certo da un insito spirito di rassegnazione, bensì dall'esaltazione della "furbizia", che spesso e volentieri si traduce in illegalità, caposaldo del nostro retaggio culturale.
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