martedì 24 gennaio 2012

L'ora della rivoluzione?

L'ora della rivoluzione è arrivata, su facebook i link di sprecano, la gente continua ad incitare i camionisti che hanno bloccato le autostrade di mezza Italia e, nel frattempo, assalta i distributori di carburante per fare il pieno di benzina e non rimanere a secco. I TG stanno parlando dei disagi causati dalla protesta e di come questa sia partita dalla Sicilia grazie al “Movimento dei Forconi” che è riuscito a bloccare un'intera regione grazie agli scioperi di agricoltori e autotrasportatori anche se, per la cronaca, secondo qualcuno sarebbe molto vicino ad ambienti mafiosi e/o dell'estrema destra.
Insomma, è arrivata l'ora anche per gli italiani di alzare la testa...


Ma di che cazzo stiamo parlando?
Ma che razza di paese è quello che chiama “rivoluzione” uno sciopero dei camionisti come ce ne sono state decine negli ultimi anni; uno sciopero “contro la crisi”... che vuol dire? Che razza di popolo subisce per anni i disastri della politica, colpevolmente complice dell'andazzo e alimentatore di un sistema corrotto da cui tutti cercano di trarre vantaggi, per poi sentirsi oppresso per via dell'aumento del costo della benzina? Quale coscienza comune c'è nell'accettare una classe dirigente che ha portato il paese sull'orlo del baratro per poi protestare contro chi sta cercando in tutti i modi di evitare che l'Italia ci cada dentro?

Per anni e anni l'uomo della strada ha pensato che la politica fosse una cosa distante dalla vita quotidiana, che le decisioni prese in Parlamento non lo riguardassero e che i paroloni letti sui giornali nella pagina economica fossero solo per gli addetti ai lavori. Oggi quello stesso uomo si risveglia perché fare il pieno gli costa di più. Perché l'IVA è aumentata. Perché vede in queste cose il problema e non, come invece sarebbe giusto, la possibile soluzione a chi i problemi li ha causati.

Poi una rivolta che parte dalla Sicilia è veramente il colmo. Una regione che ospita le prime due città con più di 250.000 abitanti col più alto tasso di analfabeti (Catania e Palermo, fonte: ISTAT). Una regione che, grazie alle leggi regalategli dallo statuto speciale, permette ai suoi politici di sperperare denaro pubblico a iosa. Che i siciliani blocchino la regione intera contro la mafia che divora enormi fette dell'economia e stringe tra le mani le redini di sanità, appalti, assunzioni pubbliche stritolando la libertà individuale!

Vorrei tanto vedere, poi, le dichiarazioni dei redditi di tutti coloro i quali stanno protestando in queste ore. Vorrei sapere quanti di loro hanno pagato fino all'ultimo centesimo di tasse nella loro vita lavorativa per poter godere del diritto di protestare contro lo Stato e contro le condizioni in cui esso versa.
Vorrei anche chiedere a molti miei connazionali con quale cognizione di causa si appoggiano le rivolte dei tassisti, dei farmacisti o degli avvocati contro le liberalizzazioni previste dal Governo e che, purtroppo per noi consumatori, difficilmente il Parlamento approverà.

Protestare è facile. Alzare la voce non costa nulla. Creare una coscienza civile, impegnarsi attivamente nel cambiamento, scegliere di rispettare le regole costa. La storia insegna che la via più difficile è, quasi sempre, quella giusta.

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