L'ora della rivoluzione è arrivata, su
facebook i link di sprecano, la gente continua ad incitare i
camionisti che hanno bloccato le autostrade di mezza Italia e, nel
frattempo, assalta i distributori di carburante per fare il pieno di
benzina e non rimanere a secco. I TG stanno parlando dei disagi
causati dalla protesta e di come questa sia partita dalla Sicilia
grazie al “Movimento dei Forconi” che è riuscito a bloccare
un'intera regione grazie agli scioperi di agricoltori e
autotrasportatori anche se, per la cronaca, secondo qualcuno sarebbe
molto vicino ad ambienti mafiosi e/o dell'estrema destra.
Insomma, è arrivata l'ora anche per
gli italiani di alzare la testa...
Ma di che cazzo stiamo parlando?
Ma che razza di paese è quello che
chiama “rivoluzione” uno sciopero dei camionisti come ce ne sono
state decine negli ultimi anni; uno sciopero “contro la crisi”...
che vuol dire? Che razza di popolo subisce per anni i disastri della
politica, colpevolmente complice dell'andazzo e alimentatore di un
sistema corrotto da cui tutti cercano di trarre vantaggi, per poi
sentirsi oppresso per via dell'aumento del costo della benzina? Quale
coscienza comune c'è nell'accettare una classe dirigente che ha
portato il paese sull'orlo del baratro per poi protestare contro chi
sta cercando in tutti i modi di evitare che l'Italia ci cada dentro?
Per anni e anni l'uomo della strada ha
pensato che la politica fosse una cosa distante dalla vita
quotidiana, che le decisioni prese in Parlamento non lo riguardassero
e che i paroloni letti sui giornali nella pagina economica fossero
solo per gli addetti ai lavori. Oggi quello stesso uomo si risveglia
perché fare il pieno gli costa di più. Perché l'IVA è aumentata.
Perché vede in queste cose il problema e non, come invece sarebbe
giusto, la possibile soluzione a chi i problemi li ha causati.
Poi una rivolta che parte dalla Sicilia
è veramente il colmo. Una regione che ospita le prime due città con
più di 250.000 abitanti col più alto tasso di analfabeti (Catania e
Palermo, fonte: ISTAT). Una regione che, grazie alle leggi
regalategli dallo statuto speciale, permette ai suoi politici di
sperperare denaro pubblico a iosa. Che i siciliani blocchino la
regione intera contro la mafia che divora enormi fette dell'economia
e stringe tra le mani le redini di sanità, appalti, assunzioni
pubbliche stritolando la libertà individuale!
Vorrei tanto vedere, poi, le
dichiarazioni dei redditi di tutti coloro i quali stanno protestando
in queste ore. Vorrei sapere quanti di loro hanno pagato fino
all'ultimo centesimo di tasse nella loro vita lavorativa per poter
godere del diritto di protestare contro lo Stato e contro le
condizioni in cui esso versa.
Vorrei anche chiedere a molti miei
connazionali con quale cognizione di causa si appoggiano le rivolte
dei tassisti, dei farmacisti o degli avvocati contro le
liberalizzazioni previste dal Governo e che, purtroppo per noi
consumatori, difficilmente il Parlamento approverà.
Protestare è facile. Alzare la voce
non costa nulla. Creare una coscienza civile, impegnarsi attivamente
nel cambiamento, scegliere di rispettare le regole costa. La storia
insegna che la via più difficile è, quasi sempre, quella giusta.
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