mercoledì 27 febbraio 2013

Siamo a terra e non ci rialzeremo


Tante cose vorrei dire sull'esito delle elezioni.  Anzi, dovrei partire dalla fine della campagna elettorale. Dalla lettera per il rimborso dell'IMU inviata da Berlusconi o dalle finte lauree di Giannino. Purtroppo non ho il tempo né la voglia di articolare tutti i miei pensieri. Mi limiterò a darvi la mia spiegazione sui risultati del voto. Politici, politicanti e politologi stanno cercando di trovare le ragioni che stanno alla base della rimonta del PDL, del boom di Grillo, della disfatta del PD. Decine di teorie traballanti sorrette da improbabili valutazioni sulla situazione economica del Paese, sulla capacità, vera o presunta, dei partiti di leggere le necessità dei cittadini e trasformarle in programma.

Personalmente ritengo che alla base della scelta fatta dagli italiani ci siano molte ragioni differenti, ma una su tutte considero maggiormente responsabile: siamo un popolo ignorante. Qualche giorno prima dell’apertura delle urne il linguista Tullio De Mauro ha affermato che oltre il 50% degli abitanti della penisola non è in grado di comprendere un testo scritto in italiano. Vero.
La nostra società è il sottoprodotto di decenni di scelte scellerate nel campo dell’istruzione. Siamo la Nazione occidentale meno consapevole di come il mondo stia cambiando. Intere parti del nostro Stato sono sotto la soglia di cultura considerata accettabile. Tutta gente che vota comunque.
Gente che non è minimamente consapevole delle disastrose conseguenze che porterebbe un’uscita dell’Italia dall'euro o il mancato pagamento del debito pubblico e che quindi è stata attirata dalle sirene di Grillo prima e Berlusconi poi. I due saltimbanchi. Capocomici in grado di arringare le folle utilizzando un linguaggio basso, becero, rozzo. Per colpire le emozioni. Queste sì importanti. Che muovono voti.

Siamo destinati al declino. La terra che ha dato i natali alle più grandi menti della storia. La patria della prima università del mondo e della più grande università del vecchio continente, non è oggi in grado di garantire un adeguato livello di conoscenza ai suoi abitanti. Siamo a terra e non ci rialzeremo. Almeno fin quando non sradicheremo il sistema che si regge sulla corruzione, sulla mancanza di meritocrazia. Che alimenta la convinzione che le raccomandazioni siano più importanti del sapere. Che le conoscenze siano più utili della conoscenza. Sistema in cui la politica è solo uno degli ingranaggi. Siamo a terra e ancora non è arrivato il peggio, ma state certi che è proprio dietro l’angolo e l’unico modo per evitarlo è ammettere i nostri limiti e lottare per migliorarci.

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