Quando, nei giorni scorsi, il Governo aveva preso la decisione di separare i referendum dalle elezioni amministrative, facendo gravare sulla collettività un costo ulteriore di 400 milioni di euro, era chiaro a tutti il tentativo di far fallire le consultazioni referendarie puntando al non raggiungimento del quorum.
Quanto accaduto in Giappone, però, non era assolutamente preventivabile, e il disastro nucleare del sol levante ha avuto un'eco tremenda lungo tutto lo stivale, da cui si è innalzato un coro unanime di no al ritorno dell'Italia allo sfruttamento dell'atomo. Aggiungiamoci anche l'indignazione generale per la proposta di stop agli incentivi per il fotovoltaico ed eccoci di fronte ad un'intera nazione pronta ad andare a votare il 12 e 13 giugno per far decadere la fallimentare politica energetica del centro-destra.
Di fronte alla non più certa vittoria, il Governo ha tirato fuori la sua soluzione: il ministro Romani ha dichiarato che oggi, durante il consiglio dei ministri, verrà presentata una moratoria di un anno per ciò che riguarda le decisioni sul nucleare. Et voilà, ancora una volta siamo di fronte ad un tentativo da parte di questo governo di raggirare la volontà popolare, agendo secondo i propri interessi e non in base a ciò che la nazione intera chiede a gran voce.
Qualora lo slittamento dovesse divenire realtà (cosa quasi certa) saremmo di fronte ad un vero e proprio atto di violenza nei confronti dei cittadini. L'ennesima conferma di quanto questo Governo tenga in considerazione le loro scelte ed iniziative, e di come siamo ormai arrivati al punto più basso della storia della nostra democrazia.
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