Tante cose vorrei dire sull'esito delle elezioni. Anzi, dovrei partire dalla fine della campagna
elettorale. Dalla lettera per il rimborso dell'IMU inviata da Berlusconi o
dalle finte lauree di Giannino. Purtroppo non ho il tempo né la voglia di
articolare tutti i miei pensieri. Mi limiterò a darvi la mia spiegazione sui
risultati del voto. Politici, politicanti e politologi stanno cercando di
trovare le ragioni che stanno alla base della rimonta del PDL, del boom di
Grillo, della disfatta del PD. Decine di teorie traballanti sorrette da
improbabili valutazioni sulla situazione economica del Paese, sulla capacità,
vera o presunta, dei partiti di leggere le necessità dei cittadini e
trasformarle in programma.
Personalmente ritengo che alla base della scelta fatta dagli
italiani ci siano molte ragioni differenti, ma una su tutte considero
maggiormente responsabile: siamo un popolo ignorante. Qualche giorno prima dell’apertura
delle urne il linguista Tullio De Mauro ha affermato che oltre il 50% degli
abitanti della penisola non è in grado di comprendere un testo scritto in
italiano. Vero.
La nostra società è il sottoprodotto di decenni di scelte
scellerate nel campo dell’istruzione. Siamo la Nazione occidentale meno
consapevole di come il mondo stia cambiando. Intere parti del nostro Stato sono
sotto la soglia di cultura considerata accettabile. Tutta gente che vota
comunque.
Gente che non è minimamente consapevole delle disastrose
conseguenze che porterebbe un’uscita dell’Italia dall'euro o il mancato
pagamento del debito pubblico e che quindi è stata attirata dalle sirene di
Grillo prima e Berlusconi poi. I due saltimbanchi. Capocomici in grado di
arringare le folle utilizzando un linguaggio basso, becero, rozzo. Per colpire
le emozioni. Queste sì importanti. Che muovono voti.
Siamo destinati al declino. La terra che ha dato i natali alle
più grandi menti della storia. La patria della prima università del mondo e
della più grande università del vecchio continente, non è oggi in grado di
garantire un adeguato livello di conoscenza ai suoi abitanti. Siamo a terra e
non ci rialzeremo. Almeno fin quando non sradicheremo il sistema che si regge
sulla corruzione, sulla mancanza di meritocrazia. Che alimenta la convinzione
che le raccomandazioni siano più importanti del sapere. Che le conoscenze siano
più utili della conoscenza. Sistema in cui la politica è solo uno degli
ingranaggi. Siamo a terra e ancora non è arrivato il peggio, ma state certi che
è proprio dietro l’angolo e l’unico modo per evitarlo è ammettere i nostri
limiti e lottare per migliorarci.
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